Sudafrica 2010: definiti gironi e tabellone. Mondiale quasi delineato
Inizio facile con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda ma poi è dura
Spagna e Brasile probabili avversarie dai quarti. Inghilterra in finale?
Grande soddisfazione e sospiri di sollievo in Italia per i sorteggi di Città del Capo. Le urne, da molti definite “generose”, ci regalano Pa-raguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Girone morbido, d’accordo, ma ieri in Sudafrica si disegnava la fisionomia dell’intero Mondiale. Na-scevano le grandi arterie che conducono alla finale (binari, tragitto), prima ancora dei raggruppamenti iniziali (sale d’attesa più o meno confortevoli). Per cui, motivo di interesse planetario – attesa, ansia, suspense – era la formulazione del tabellone, non quale big avrebbe avuto la fortuna di pescare l’Honduras nel primo turno. Di fronte ad una prima fase abbordabile ce ne rallegriamo pure, ma occorre an-che guardare oltre: mica siamo la Svizzera, che spera in un sorteg-gio clemente per poter passare il turno e poi, tutto quel che viene, è grasso che cola. Il nostro obiettivo, diciamolo, è entrare tra le prime quattro.
Sulla Nuova Zelanda non vale la pena versare una sola goccia di in-chiostro. Tra Paraguay e Slovacchia si dice siano da temere di più i sudamericani per via di una “maggiore tradizione” (probabilmente alludendo alle otto partecipazioni mondiali, le ultime quattro conse-cutive) ma, seguendo questa logica, anche la Slovacchia è parte di quella Cecoslovacchia a cui una storia certo non manca. A giudicarlo oggi, il Paraguay non mette i brividi, impoverito anche dei Chila-vert, Gamarra, Ayala, Acuña, Cardozo (sebbene anche con loro non è che negli anni Novanta fosse così temibile), mentre la Slovacchia di Hamsik pare quantomeno più fresca e motivata. Delle due, non è detto che a passare il turno non sia proprio quest’ultima. Ma, in fin dei conti, fatti loro. Detto ciò, chiudiamo il paragrafo dedicato al nostro girone perché abbiamo già speso fin troppe parole.
*****
I sorteggi di Città del Capo ci consegnano uno spaccato, una fedele prospettiva, del Mondiale che sarà. Ragione di trepidante attesa non era la pallina da cui è stato estratto il bigliettino ‘New Zealand’, ben-sì quelle che assegnavano le posizioni delle teste di serie nel tabel-lone: Italia 1F, Brasile 1G, Spagna 1H, Inghilterra 1C, Argentina 1B e così via. E il Mondiale è bell’e fatto.
In altre edizioni il regolamento stabiliva che le seconde classificate di ciascun raggruppamento finissero dall’altra parte del tabellone, sicché i giochi restavano aperti, permettendo sorprese e nuovi in-trecci. Questa volta si è deciso di blindare il tabellone dividendolo in due compartimenti stagni (all’interno dei quali, tutto sommato, cam-bia poco se si passa il turno come prima o seconda). Les jeux sont faits, rien ne va plus.
Riferendosi a Brasile e Germania si è parlato di “gironi di ferro”. In realtà, aguzzando la vista, sarebbe più opportuno parlare di una ma-cro-area di ferro (quella che ospita Italia, Brasile, Spagna, Portogallo e Olanda) e di una più tenera (con Inghilterra, Francia, Germania e Argentina). Lo squilibrio risulta più evidente se consideriamo i quasi unanimi pronostici della vigilia: Brasile, Spagna e Italia (tre delle quattro favorite, l’altra è l’Inghilterra) sgomiteranno insieme nello stesso scompartimento, e con loro anche le outsider, o presunte tali, Portogallo e Olanda. Persino la Costa d’Avorio, la più accreditata del-le africane, è nella macro-area più dura. Invece, dall’altra parte del tabellone c’è meno bagarre: Inghilterra, Francia, Germania e Argen-tina possono contendersi fra loro due posti tra le prime quattro del Mondiale.
*****
Le urne di Città del Capo, quindi, decretano che l’Italia, tra quarti e semifinale, potrebbe incontrare Spagna e Brasile (sulla carta, le fa-vorite). Decretano che proprio una finale Spagna-Brasile non potrà esistere perché, bene che vada per loro, si incroceranno in semifi-nale. Decretano che la Spagna, nonostante questa volta abbia una rosa all’altezza, per vincere finalmente un Mondiale dovrà sudare le proverbiali sette camicie. Decretano che, tra le favorite, l’Inghilter-ra ha il cammino meno insidioso. Decretano che Germania e Argenti-na, malgrado entrambe con più di qualche pezza al sedere, potreb-bero andare molto lontano (salvo clamorosi flop, una delle due sarà semifinalista). Decretano che la Germania può ancora una volta en-trare tra le prime quattro. Decretano che una finale plausibile può es-sere Inghilterra-Brasile (o Inghilterra-Spagna). Decretano che il cam-mino dell’Italia sarà tutt’altro che morbido. Infine, ricordano che per vincere una Coppa del Mondo (e il cosiddetto ‘bis’ manca dal 1962) occorre anche una buona dose di fortuna. Ci siamo accorti o no che ieri, a Città del Capo, si è già giocato mezzo Mondiale?
Inizio facile con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda ma poi è dura
Spagna e Brasile probabili avversarie dai quarti. Inghilterra in finale?
Grande soddisfazione e sospiri di sollievo in Italia per i sorteggi di Città del Capo. Le urne, da molti definite “generose”, ci regalano Pa-raguay, Slovacchia e Nuova Zelanda. Girone morbido, d’accordo, ma ieri in Sudafrica si disegnava la fisionomia dell’intero Mondiale. Na-scevano le grandi arterie che conducono alla finale (binari, tragitto), prima ancora dei raggruppamenti iniziali (sale d’attesa più o meno confortevoli). Per cui, motivo di interesse planetario – attesa, ansia, suspense – era la formulazione del tabellone, non quale big avrebbe avuto la fortuna di pescare l’Honduras nel primo turno. Di fronte ad una prima fase abbordabile ce ne rallegriamo pure, ma occorre an-che guardare oltre: mica siamo la Svizzera, che spera in un sorteg-gio clemente per poter passare il turno e poi, tutto quel che viene, è grasso che cola. Il nostro obiettivo, diciamolo, è entrare tra le prime quattro.
Sulla Nuova Zelanda non vale la pena versare una sola goccia di in-chiostro. Tra Paraguay e Slovacchia si dice siano da temere di più i sudamericani per via di una “maggiore tradizione” (probabilmente alludendo alle otto partecipazioni mondiali, le ultime quattro conse-cutive) ma, seguendo questa logica, anche la Slovacchia è parte di quella Cecoslovacchia a cui una storia certo non manca. A giudicarlo oggi, il Paraguay non mette i brividi, impoverito anche dei Chila-vert, Gamarra, Ayala, Acuña, Cardozo (sebbene anche con loro non è che negli anni Novanta fosse così temibile), mentre la Slovacchia di Hamsik pare quantomeno più fresca e motivata. Delle due, non è detto che a passare il turno non sia proprio quest’ultima. Ma, in fin dei conti, fatti loro. Detto ciò, chiudiamo il paragrafo dedicato al nostro girone perché abbiamo già speso fin troppe parole.
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I sorteggi di Città del Capo ci consegnano uno spaccato, una fedele prospettiva, del Mondiale che sarà. Ragione di trepidante attesa non era la pallina da cui è stato estratto il bigliettino ‘New Zealand’, ben-sì quelle che assegnavano le posizioni delle teste di serie nel tabel-lone: Italia 1F, Brasile 1G, Spagna 1H, Inghilterra 1C, Argentina 1B e così via. E il Mondiale è bell’e fatto.
In altre edizioni il regolamento stabiliva che le seconde classificate di ciascun raggruppamento finissero dall’altra parte del tabellone, sicché i giochi restavano aperti, permettendo sorprese e nuovi in-trecci. Questa volta si è deciso di blindare il tabellone dividendolo in due compartimenti stagni (all’interno dei quali, tutto sommato, cam-bia poco se si passa il turno come prima o seconda). Les jeux sont faits, rien ne va plus.
Riferendosi a Brasile e Germania si è parlato di “gironi di ferro”. In realtà, aguzzando la vista, sarebbe più opportuno parlare di una ma-cro-area di ferro (quella che ospita Italia, Brasile, Spagna, Portogallo e Olanda) e di una più tenera (con Inghilterra, Francia, Germania e Argentina). Lo squilibrio risulta più evidente se consideriamo i quasi unanimi pronostici della vigilia: Brasile, Spagna e Italia (tre delle quattro favorite, l’altra è l’Inghilterra) sgomiteranno insieme nello stesso scompartimento, e con loro anche le outsider, o presunte tali, Portogallo e Olanda. Persino la Costa d’Avorio, la più accreditata del-le africane, è nella macro-area più dura. Invece, dall’altra parte del tabellone c’è meno bagarre: Inghilterra, Francia, Germania e Argen-tina possono contendersi fra loro due posti tra le prime quattro del Mondiale.
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Le urne di Città del Capo, quindi, decretano che l’Italia, tra quarti e semifinale, potrebbe incontrare Spagna e Brasile (sulla carta, le fa-vorite). Decretano che proprio una finale Spagna-Brasile non potrà esistere perché, bene che vada per loro, si incroceranno in semifi-nale. Decretano che la Spagna, nonostante questa volta abbia una rosa all’altezza, per vincere finalmente un Mondiale dovrà sudare le proverbiali sette camicie. Decretano che, tra le favorite, l’Inghilter-ra ha il cammino meno insidioso. Decretano che Germania e Argenti-na, malgrado entrambe con più di qualche pezza al sedere, potreb-bero andare molto lontano (salvo clamorosi flop, una delle due sarà semifinalista). Decretano che la Germania può ancora una volta en-trare tra le prime quattro. Decretano che una finale plausibile può es-sere Inghilterra-Brasile (o Inghilterra-Spagna). Decretano che il cam-mino dell’Italia sarà tutt’altro che morbido. Infine, ricordano che per vincere una Coppa del Mondo (e il cosiddetto ‘bis’ manca dal 1962) occorre anche una buona dose di fortuna. Ci siamo accorti o no che ieri, a Città del Capo, si è già giocato mezzo Mondiale?