martedì

Troppo Sudamerica nel Pallone d’Oro europeo

L’edizione 2009 all’argentino del Barcellona, Lionel Andrés Messi:
perché non tornare a premiare solo giocatori del vecchio continente?


Dalla riforma del Pallone d’Oro sono passati quindici anni ma la deci-sione di estendere il premio anche a giocatori non europei continua a non andarci giù. Puntuale, a dicembre, la lingua torna a battere do-ve il dente duole, quest’anno bussando così: the winner is Lionel An-drés Messi, argentino di Rosario.
Istituito dalla rivista francese France Football nel 1956, il trofeo per quasi quarant’anni premia il miglior giocatore europeo dell’anno sola-re, rispecchiando assai fedelmente l’andamento storico degli eventi. Certo, non mancano recriminazioni, il più delle volte a sfondo campa-nilistico: gli italiani lamentano croniche disattenzioni (Rivera, Rossi e Baggio, gli unici ad averlo vinto prima di Cannavaro), come anche spagnoli e inglesi. Un po’ ovunque si denuncia la scarsa considerazio-ne di portieri e difensori (eppure Beckenbauer vanta due trionfi e tre podi). Forse, per ogni epoca, nazione e ruolo, manca all’appello qual-che fuoriclasse, ma tali amnesie sono unicamente dovute alla forte concorrenza che un trofeo simile impone. Il suo Albo d’oro, ribadia-mo, è largamente attendibile, semmai è il podio troppo stretto per contenere tutti. Semplicissimo.
Dal 1995, con il nuovo regolamento, anche i calciatori di nazionalità extra-europea, purché giochino in club europei (embè), possono con-correre al Pallone d’Oro. Perché mai?
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In questi quindici anni, se non altro per farcene una ragione, ci sia-mo scervellati cercando motivazioni valide, ma invano. Spettacolariz-zazione dell’evento a parte, non esistono vantaggi oggettivi. Anzi, la riforma non fa altro che penalizzare ulteriormente i candidati (eu-ropei e non) aumentando inutilmente una concorrenza già di per sé sfrenata. Sette delle ultime quindici edizioni, cioè la metà, se le ag-giudicano giocatori non europei (Weah, due volte Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho, Kakà e Messi). In pratica, la riforma del 1995 serve solo ad accrescere il numero di bocche da sfamare: chi merita un paio di Palloni d’Oro ne vince solamente uno, chi ne merita uno deve fare il doppio della fatica per vedersi riconosciuto un podio. Tutto qui.
D’altronde, l’equivalente del Pallone d’Oro europeo (il Balòn de Oro, istituito nel 1971) il Sudamerica ce l’avrebbe pure, ma è destinato solo a giocatori che militano in club sudamericani e, come è noto, da trent’anni a questa parte i migliori vengono in Europa. Sicché, se in un primo momento l’Albo d’oro comprende le effettive eccellenze del continente (Pelè, Zico, Maradona, Socrates), negli ultimi due decen-ni perde di importanza, interesse e significato stesso. Ad imporsi so-no giovani in vetrina non ancora sbarcati in Europa (Cafù, Salas, Sa-viola, Riquelme, Tévez), vecchie glorie di ritorno dall’Europa (Rugge-ri, Romario, Veròn) oppure, in mancanza degli uni o degli altri, mez-ze figure che in Europa chissà se mai ci andranno (gli anonimi Car-dozo, Fernàndez, Cabañas). Basti dire questo: nel 1986, quando Ma-radona vince da solo il Mondiale in Messico, il Balòn de Oro sudame-ricano va all’uruguaiano Alzamendi.
Anche il continente africano ha il suo Pallone d’Oro ma, assai più in-telligentemente, lo consegna al suo miglior giocatore, a prescindere dal club di appartenenza. Logiche conseguenze sono un Albo fedele alla storia (con Weah che, nel 1995, vince sia in Africa che in Euro-pa) e un trofeo, ieri come oggi, conteso dai migliori giocatori africa-ni in circolazione, ovunque essi decidano di circolare.
Tutto ciò mentre la FIFA nel 1991 istituisce il Fifa World Player, gio-catore mondiale dell’anno. Nulla di strano se ogni federazione conti-nentale eleggesse il proprio miglior calciatore dell'anno e la FIFA, or-ganismo superiore, ne decretasse il migliore a livello mondiale, ma se l’Albo d’oro del Fifa World Player è pressoché identico al Pallone d’Oro europeo significa che qualcosa non quadra.
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Irritati dalla riforma europea del 1995, abbiamo anche preso carta e penna (meglio se un documento Excel) e ce lo siamo rifatti noi l’Albo d’oro, escludendo sudamericani e africani e consegnando il premio al primo europeo classificato. Sarebbe questo (in corsivo i vincitori vir-tuali): 1995 Klinsmann – 1996 Sammer – 1997 Mijatovic – 1998 Zida-ne – 1999 Beckham – 2000 Figo – 2001 Owen – 2002 Kahn – 2003 Ned-ved – 2004 Shevchenko – 2005 Lampard – 2006 Cannavaro – 2007 Cri-stiano Ronaldo – 2008 Cristiano Ronaldo – 2009 Cristiano Ronaldo. Ma non può soddisfarci. Davvero, in assenza di affermazioni sconta-te e date per certe da mesi (pensiamo a quelle dei Ronaldo e Ronal-dinho), avrebbero comunque ottenuto il massimo dei voti Mijatovic, Lampard e Kahn (un portiere)? Difficile. E poi, davvero Cristiano Ro-naldo, a soli 24 anni, avrebbe già vinto (come solo Cruijff, Platini e Van Basten) ben tre Palloni d’Oro? Molto difficile. È chiaro ed eviden-te che non basta sottrarre i calciatori non europei per ottenere un Al-bo d’oro credibile. Più verosimilmente, senza sudamericani e africa-ni, il premio sarebbe andato a nomi più prestigiosi: magari Zidane ne avrebbe vinti almeno due, forse un paio anche Figo, e uno a testa Beckham, Henry e Raùl. Insomma, il nostro cruccio è proprio questo: gli europei meritavano di più. Non che un Ronaldo non meritasse i due Palloni d’Oro, sia chiaro, ma avrebbe potuto vincerli in Sudame-rica al posto di un Fernàndez qualunque e sarebbero stati tutti più fe-lici e contenti.